In questo libro Yarona Pinhas presenta il tema delle 10 sefiròt e delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico, che assieme costruiscono i sentieri della sapienza del cuore, una rete di connessioni del campo unificato di coscienza nominato anche “Albero della Vita”.
Lo scopo del libro è di riportare l’attenzione al cuore come luogo del sentire integro, come l’epicentro della creazione e dell’uomo. Il risveglio del cervello è risultato di un cuore rilassato, presente, amoroso e generoso. La buona salute è conseguenza del ritmo del battito di coerenza e sincronizzazione tra cuore e cervello.
Lì dove l’essere umano si perde nel giudizio e nelle idee contrastanti, il cuore unisce.
Lì dove il cervello comunica nel locale, il cuore parla al globale.
Il cervello pensa, ma il cuore sa.
In questo volume sono presenti spunti e intuizioni, che nascono dallo studio e dall’esperienza di vita dell’autrice, elaborati attraverso una sintesi dei principali concetti della Cabbalà. Il testo è arricchito da tavole a colori realizzate da Letizia Ardillo che guidano alla contemplazione del testo, al sentire del cuore.
Tra scintille di parole ed immagini suggestive “Visioni del Cuore” introduce la via dell’essenza, dell’interiorità, della radice del cuore, così come elaborato dalla tradizione millenaria della sapienza ebraica.
“Imparare un vocabolo è come aprire una finestra sullo schermo di un computer: basta fare un clic per schiudere altre finestre e visualizzare elementi diversi. Poi si scoprono le origini e le radici, che affondano indietro nella storia e provengono magari da altre lingue. Così ci si accorge che le parole fanno molta strada nel tempo e portano con sé un enorme bagaglio di conoscenza.
Ogni lingua o linguaggio elaborato dall’uomo serve a trasmettere informazioni utilizzando segni convenzionali chiamati numeri, lettere o parole. Le lettere ebraiche hanno ciascuna una raggiera di significati, sensi e rimandi che prescindono dalle parole che vanno a comporre.
Queste raggiere si uniscono sinergicamente nel momento in cui le lettere si raggruppano nel corpo di una data parola. Nel linguaggio cabalistico la parola è vista come una copertura che riveste l’oggetto che denomina. Questa veste si chiama malbùsh, così come il corpo fisico riveste l’anima, così la forma grafica di una lettera cela il suo nucleo significante”. ( Yarona Pinhas)
“Il mio percorso spirituale ha sostenuto quello creativo. La condizione fondamentale è stata quella di pormi in ascolto, creare uno spazio dentro di me che potesse accogliere tutto questo. La Cabbalà ci invita a togliere gli schemi mentali e le strutture precostituite, per arrivare all’essenza delle cose. La stessa modalità vale per il procedimento artistico. E’ un processo di sottrazione. Lo studio della Cabbalà sviluppa il senso artistico, poiché si entra in qualcosa che non è logico, bensì analogico e quindi territorio fertile per l’approccio artistico, in seconda battuta è un percorso verso il vuoto e l’infinito, il vuoto inteso come senso di ritiro prima del passo creativo, assimilabile a un sentimento gestaltico del termine”.