Un invito a partecipare in un seminario sulla Shekhinà nel dipartimento di Cabbalà dell’Università Ebraica di Gerusalemme è stato un momento che mi ha cambiato la vita. Dopo quella mezza giornata sapevo: ho trovato ciò che la mia anima desidera assieme alla riscoperta del significato e del valore del Femminile. Da quel momento in poi ho dedicato la mia vita allo studio della “saggezza velata”, chokhmàt-hanistar, uno studio che è diventato un modo di vivere, una passione cui “acque abbondanti non possono spegnere l’amore e neppure i fiumi lo possono estinguere”.
Nel 2004 ho fatto parte della rosa dei relatori del Forum internazionale “Food security under water scarcity in the Middle East”, tenuto a Como. Ho accettato la sfida di trattare il tema dell’acqua a me familiare da un punto di vista teorico-spirituale, ma inserito in un contesto tecnico e specialistico quale quello del dibattito sulle problematiche legate alla scarsità di cibo e acqua in Medio Oriente. Da qui nasce l’idea di evidenziare il rapporto tra parola e acqua, indispensabili all’esistenza umana, la loro interdipendenza e la loro funzione in “Onda Sigillata: Acqua, Vita e Parola” (La Giuntina, 2008).
Quando per la prima volta, durante una lezione di Torà, il mio Rabbi ci ha consegnato il testo del Pereq Shirà, “Capitolo del Canto”, abitualmente tradotto come “Il Cantico della Creazione”, provai una grande emozione. La sorpresa era grande quando il Rabbi spiegò che secondo la Tradizione ebraica la sua recitazione equivale e addirittura supera il valore dei Salmi.
La scintilla, nitzòtz, è una particella sprigionata dal carbone infuocato o dal ferro rovente percosso dal maglio del fabbro, è la folgore luminosa ed evanescente come vapore di una scarica elettrica nell’aria; nitzòtz è una di quelle minuscole gocciole che si sprigionano da una più grande quando cade e s’infrange su una superficie dura. Nella mistica ebraica nitzòtz è un raggio di luce che ha origine dal sacro e si perde nell’impurità: il compito dell’uomo è di recuperarlo e riportarlo al luogo d’origine.
Le lettere dell’alfabeto ebraico mi hanno sempre affascinata. Fin da bambina, quando ho imparato a scriverle, e prima ancora a tracciarle e a pronunciarle giocando con le parole, recitando rime e filastrocche. I segni e i suoni si confondevano. Bastava allungare o accorciare un minuscolo trattino ed ecco che nasceva un’altra lettera. La meraviglia che ho provato nell’articolare una serie di segni grafici, ascoltare i suoni e scoprire di aver dato vita a una parola, è stata uguale solo alla gioia di riuscire a decifrare il significato del simbolo scritto e capirne il senso. Se fino a quel momento ero stata attratta più che altro dalle illustrazioni dei libri, ora tutta l’attenzione era rivolta a capire i caratteri neri che le accompagnavano.
Frutto di un’approfondita ricerca tra le fonti della Cabbalà, compresi testi difficilmente accessibili e mai tradotti, questo libro scritto da Yarona Pinhas e illustrato da Letizia Ardillo si presenta come una raccolta di insegnamenti e suggestioni legati alla tradizione spirituale che ruota attorno all’alfabeto ebraico.
L’idea del libro nasce dalla volontà di contribuire alla divulgazione di questa straordinaria conoscenza, i segni grafici di Letizia Ardillo sono visioni, elaborazioni di temi e concetti che introducono il lettore in una dimensione simbolica senza tempo. Uno dei tanti nomi che definisce la Cabbalà è “l’insegnamento del segreto” attraverso le 22 lettere dell’alfabeto ebraico si accede alla comprensione della natura di ogni cosa. Nel volume sono presenti preziosi spunti e intuizioni, che nascono dallo studio e dall’esperienza dell’Autrice, elaborati attraverso una sintesi dei principali concetti della Cabbalà. Nel testo sono presenti 22 tavole a colori realizzate da Letizia Ardillo che interpreta in chiave simbolica il significato delle lettere.
In questo libro Yarona Pinhas presenta il tema delle 10 sefiròt e delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico, che assieme costruiscono i sentieri della sapienza del cuore, una rete di connessioni del campo unificato di coscienza nominato anche “Albero della Vita”.
Lo scopo del libro è di riportare l’attenzione al cuore come luogo del sentire integro, come l’epicentro della creazione e dell’uomo. Il risveglio del cervello è risultato di un cuore rilassato, presente, amoroso e generoso. La buona salute è conseguenza del ritmo del battito di coerenza e sincronizzazione tra cuore e cervello.