Eva, in ebraico Chavà è la Madre di tutto gli esseri viventi. Chavà חוהda chavayà, חוויה, esperienza. Eva voleva sperimentare la vita e non solo conoscere. Questa è la peculiarità del Femminile.
La donna è stata “costruita” da Dio con una costola, tolta all’uomo addormentato. La costola è un osso nascosto nelle interiorità; la donna, quindi, è l’ossatura. Osso, in ebraico, si dice ‘etzem. La lingua ebraica è ricca di espressioni collegate alla radice ‘etzem (עצם), osso, tutti termini che esprimono la capacità di autodeterminarsi, di strutturarsi e procedere con sicurezza. Ne citiamo alcune come: be’atzmì (fare da sé), ‘otzmà (potenza), ‘atzmaùt (indipendenza), shilton ‘atzmì (autonomia), ahavà ‘atzmit (amor proprio), bitachon ‘atzmì (fiducia in sé), haganà ’atzmit (legittima difesa).
La donna è la sefirà di binà, intelligenza, da binian, costruzione, ma anche di malkhùt, regno, la manifestazione del potenziale. La donna è luna, è il Tempio, è la pupilla, è il sod, segreto, quella parte interiore e femminile della Torà chiamata Cabbalà, ricezione.
Le dimensioni interne e segrete della Torà sono basati su modelli, strutture e paradigmi che sono presenti in tutti i livelli di realtà. Noi siamo esseri divini in un viaggio nei vari strati di coscienza chiamati pardes, il frutteto, acronimo di pshat, semplice e rivelato; remez, allusivo, drash, allegorico e sod, segreto e velato.
Tutte le situazioni che sperimentiamo sono esperienze di amore, cui scopo è scoprire il dono più grande della vita: l’amore che da nulla dipende, per noi stessi, per gli altri e la creazione intera. Esiste solo l’amore, tutt’altro è solo interpretazione.
Ahavà, amore, è uno dei nomi di Dio.
La sofferenza è traduzione sbagliata delle situazioni. In fondo, è proprio Eva che ha parlato con il serpente, nachash, dal verbo indovinare. Questa parte della mente che mente è la radice della sofferenza umana, quando si è indovini invece di sapienti.
Il nostro compito è usare le esperienze come materiale grezzo, lavorarci sopra e trovare i doni nascosti in ogni situazione.
In questo corso scopriremo assieme i tesori nascosti nell’interiorità della coscienza umana e la sua struttura che rispecchia quella dei mondi superiori.
Passo dopo passo abbandoneremo la schiavitù dell’io automatico per scoprire l’io osservatore e divino.
Conoscere e vivere con intimità questo spazio sacro è il segreto di una vita compiuta e felice.
Nel cuore della notte, nell’oscurità più totale si riflette l’immagine rimpicciolita dell’uomo nella pupilla. Il termine ha un corrispettivo femminile, bavàt-‘ayin, בבת עין la mia preferita, la bet nella bet, il femminile nel femminile.
“Gan na’ul , giardino sigillato, tu sei, o sorella mia, o sposa, gal na’ul, onda sigillata, sorgente suggellata” (Cantico dei Cantici 4:12).